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Alatri

Acropoli

La parola ‘acropoli’ deriva dal greco e significa letteralmente “città alta” (àkros “alto”, pòlis “città”). L’Acropoli di Alatri è posta sulla cima di una collina, in posizione dominante rispetto al resto del centro abitato.
In Italia questo tipo di città fortificate sorte sopra ad alture, con caratteristiche simili a quelle della Grecia antica, si trovano in buona parte nella regione del Lazio meridionale. Uno degli esempi più belli e grandiosi è proprio l’Acropoli di Alatri.
L’Acropoli di Alatri è conosciuta anche con il nome di ‘Civita’, un toponimo molto diffuso (dal latino ‘civitas’, ossia ‘città’) che fa riferimento al borgo storico sorto in un’area un tempo fortificata.

Le mura in opera poligonale

Le mura poligonali dell’Acropoli di Alatri sono delle strutture molto antiche ed imponenti realizzate a secco (senza l’uso di leganti come malte o cemento), incastrando e sovrapponendo grandi blocchi poligonali.
Le mura sono talmente resistenti e stabili da essersi conservate fino ad oggi dopo millenni diventando uno dei monumenti più grandiosi del nostro territorio.
Come è possibile che un muro senza leganti abbia resistito così a lungo ed a tanti fenomeni distruttivi come guerre e terremoti?
Le mura poligonali sono un’opera di ingegneria! I suoi costruttori sapevano bene come disporre i blocchi in modo da dare stabilità alla struttura secondo un progetto studiato.
Osservando la disposizione dei blocchi ci si rende conto dell’alto livello tecnico con cui sono state costruite.

i blocchi poligonali

I blocchi poligoni sono delle gigantesche pietre calcaree prelevate in loco dai costruttori e tagliate a forma di poligono. Le dimensioni e i pesi colossali dei blocchi hanno dato vita a storie fantastiche e mitiche sull’origine delle mura.

Si racconta che le mura furono costruite dai Ciclopi: solo questi giganti, dotati di forza sovrumana, avrebbero potuto spostare e incastrare i massi enormi che le componevano. Per questo le mura poligonali sono conosciute anche con il nome di Mura Ciclopiche.
Ma chi sono stati veramente i costruttori delle mura?
I costrutturori dell’Acropoli potrebbero essere gli antichi Ernici, il popolo italico che visse in questo territorio prima dei Romani. Il loro nome deriverebbe dalla parola ‘herna’ che vuol dire ‘pietra’, forse perché abitanti delle sassose montagne calcaree dei Monti Ernici.
L’Acropoli, quindi, sarebbe stata costruita intorno al V e il IV sec. a.C. e poi ristrutturata in età romana.
Ma l’esatta origine è incerta. Alcuni strudiosi pensano che sia ancora pià antica.

Porta Maggiore

Porta Maggiore è la più imponente delle due porte presenti nell’Acropoli. Si trova sul lato sud delle mura. L’architrave (l’elemento orizzontale sovrastante) è formato da un unico, grandissimo, blocco poligonale lungo più di 5 metri e spesso 2 m! In Europa è secondo per grandezza soltanto a quello della Porta dei Leoni di Micene.
La scalinata, sia esterna che interna, non è antica come la Porta, è stata fatta nell’Ottocento durante i lavori di restauro dell’Acropoli che, a quel tempo, era in condizioni di degrado e abbandono.
Porta Maggiore prima del restauro della prima metà dell’800, è stata disegnata da diversi artisti e viaggiatori europei che in quel periodo, spinti dal desiderio di esplorare luoghi poco conosciuti, si interessarono alle cinte murarie in opera poligonale del Lazio Meridionale.

Porta Minore (o Porta dei Falli)

Porta Minore è l’ingresso a nord dell’Acropoli. Di dimensione più piccole rispetto a Porta Maggiore, è chiamata anche Porta dei Falli perché presenta sull’architrave un simbolo formato da tre falli.
Il simbolo fallico nell’antichità non aveva nessuna connotazione volgare. Era associato a valori positivi come la fertilità e la protezione da cattivi influssi.
Attraverso questa porta si accede ad una ripida rampa di scale all’interno di un corridoio perfettamente conservato, coperto con 9 monoliti ben lavorati in progressiva sporgenza.
Attraverso questa porta lungo lo stretto corridoio, la luce solare passa solo negli equinozi!
Questo affascinante fenomeno fa pensare che il costruttore dell’Acropoli si sia impegnato ad orientare tutta la struttura ed i suoi elementi secondo il corso annuale del sole, e, nel farlo, avesse voluto incorporare nell’edificio dei significati simbolici. 

Pizzo Pizzale o 13 prete

L’angolo sud-est della cinta muraria, chiamato Pizzo Pizzale, è il punto più alto delle mura. Quando lo si osserva da sotto è possibile contare le pietre che lo compongono (‘prete’ in dialetto alatrense) e misurare ad occhio la sua altezza.
Il blocco di pietra poligonale alla base presenta il frammento di un antichissimo bassorilievo che è stato interpretato in diversi modi, potrebbe rappresentare una figura alata, il globo solare per omaggiare il Sole che sorge da questo lato. Tu che cosa vedi?

Lapide della scala interna di Porta Maggiore

La grande lapide a ricordo della visita del pontefice Gregorio XVI fu progettata e collocata al termine della nuova scala interna di Porta Maggiore nell’ambito dei lavori di ristrutturazione dell’Acropoli della prima metà dell’800. Questi lavori resero di nuovo fruibile questa parte della città alla popolazione. Dal 1835 al 1842 si restaurorono le mura e si fecero i parapetti della spianata, dal 1843 al 1857 furono realizzate ex-novo la via Gregoriana e la scala di Porta Maggiore.

La Via Gregoriana

Sul lato nord-ovest delle mura è ancora presente la targa ottocentesca con la scritta ‘Via Gregoriana’.
La strada fu aperta nel 1843 in occasione della visita di papa Gregorio XVI e fu costruita in pochi giorni grazie al fatto che la popolazione partecipò spontaneamente ai lavori. La nuova strada, con la comoda rampa di accesso sul lato nord, permise di collegare più agevolmente la spianata dell’Acropoli alla città bassa e rese fruibile agli alatrensi anche questa parte della città.

La cisterna romana

Sul lato destro di Porta Maggiore si trovano i resti di una cisterna romana. Fino a pochi anni fa si poteva osservare la grande vasca irregolarmente circolare scavata nella roccia e rivestita di cocciopesto ma oggi è ricoperta e non più visibile.
È probabile che questa cisterna fosse stata realizzata dal censore Lucio Betilieno Varo insieme ad altre opere da lui fatte realizzare nel II secolo a.C. (Scopri di più su Betilieno Varo cliccando su a ‘Portico di Betilieno’).

Per scoprire come era la cisterna e l’antica Alatri al tempo dei Romani, guarda il cartone animato Aletrium. Valeria e Lucio alla scoperta di Alatri realizzato dal Museo Civico di Alatri.

Resti del portico di Betilieno

Ai piedi del lato nord della cinta muraria sono ancora visibili i resti del portico romano fatto costruire dal censore Lucio Betilieno Varo nella seconda metà del II secolo a.C.
L’edificio metteva in collegamento l’acropoli con la parte della città dedicata alla vita pubblica e commerciale (dove oggi c’è Piazza Santa Maria Maggiore).
Il portico doveva essere una lunga struttura con colonne a forma di tempio. Oggi resta solo l’ultimo tratto con parte dei blocchi di basamento delle colonne e il sistema di canalizzazione delle acque piovane.
Lucio Betilieno Varo era un censore romano che arricchì la città di importanti opere pubbliche, tra cui quella dell’acquedotto alimentato dalle acque dei Monti Ernici.
Una famosa iscrizione rinvenuta nel Settecento in piazza Santa Maria Maggiore, dove al tempo di Betilieno c’era il Foro, documenta i lavori fatti al Alatri dal censore. Questa iscrizione è conservata oggi nel Museo Civico.
Per scoprire come era il Portico e l’antica Alatri al tempo di Betilieno, guarda il cartone animato Aletrium. Valeria e Lucio alla scoperta di Alatri realizzato dal Museo Civico di Alatri.

Un luogo davvero speciale: l’ombelico di Alatri

La grande chiesa dell’Acropoli dedicata a San Paolo (concattedrale) è stata costruita sopra il basamento in poligonale di un antico tempio. Questo spazio sacro sorge sopra uno sperone roccioso innalzato rispetto alla spianata.
L’affioramento della roccia e l’antico basamento in poligonale sono visibili sul lato nord della chiesa.
Questo punto è definito ‘l’ombelico di Alatri’ perché sembra essere il centro della città, usato come punto di riferimento durante la sua costruzione.
Questo punto, in effetti, doveva essere importante se il primo raggio di sole del solstizio d’estate lo punta direttamente passando esattamente attraverso l’angolo nord-est delle mura. L’Acropoli è stata costruita tenendo conto di questo allineamento con il sole!
Ogni anno, al solstizio d’estate, qui si celebra il ‘Natale di Alatri‘, la nascita ideale della città ernica allineata con il sole.

Ma c’è ancora altro. In questo preciso punto sono state rilevate delle vibrazioni a bassa frequenza che sembrano sorgere da una faglia geologica al lato della collina su cui sorge la città e che si incanalano fino alla cima. Queste frequenze possono avere un’influenza sulle onde cerebrali e provocare uno stato di rilassamento che aiuta la preghiera e la meditazione!

L’importante contesto sacrale dei 'Santuari'

Ad oriente della Porta Maggiore si trovano i così detti ‘Santuari’, tre grandi edicole con architrave sulla cinta muraria, profonde quasi un metro. Forse contenevano le statue delle divinità che simbolicamente transitavano attraverso le false porte.
In corrispondenza dei ‘Santuari’, dall’altra parte delle mura è stato scoperto il basamento di un tempio. L’importante scavo archeologico effettuato negli anni ’70 del secolo scorso e in anni più recenti è visibile dall’alto della spianata, protetto da una balaustra. Gli scavi hanno portato alla luce terracotte architettoniche, una serie di monete, vasi e figure di piccolissime dimensioni che indicano la funzione di culto del luogo e che sono state datate almeno dal pieno secolo V a. C. fino all’inizio del III secolo a.C.

Questo lascia ipotizzare che la costruzione sia la parte rimanente di una struttura più antica dell’Acropoli dove era situato un edificio sacro. La parte sporgente dei ‘Santuari’ sarebbe, quindi, successiva ed ha nascosto e inglobato le strutture preesistenti.

Gli ex voto anatomici

Gli straordinari ex voto restituiti dallo scavo in corrispondenza dei ‘Santuari’, sono quasi del tutto integri e riproducono parti o organi del corpo umano. L’ ex voto è un’offerta che viene fatta a scopo votivo per ringraziare una divinità in segno di riconoscenza per una grazia ricevuta. Queste offerte (piccoli dipinti, oggetti preziosi o simbolici) sono oggi ancora in uso e vengono lasciate dai fedeli in diversi santuari e luoghi di culto.

Gli ex voto anatomici così come la gran parte del materiale proveniente dallo scavo è conservato nelle vetrine della sezione Antica Aletrium del Museo Civico di Alatri.

Organizza una visita al Museo Civico di Alatri con i tuoi genitori o proponi la visita ai tuoi insegnanti. Potrai così vedere dal vivo questi votivi in terracotta e gli altri antichi tesori provenienti dall’Acropoli.

 Il leone di pietra

Alla fine della rampa che tuttora costituisce l’accesso più agevole all’Acropoli fa mostra di sé un leone di pietra calcarea.
Il leone è di epoca romana (tardo – repubblicana) e doveva provenire da un sepolcro monumentale. Fu rinvenuto nel 1816 tra le rovine della scomparsa chiesa di Sant’Angelo in formis e poi collocato dove si trova ora.

Dalla posizione del leone la vista panoramica sui Monti Ernici è spettacolare. Da sinistra verso destra: le montagne di Campo Catino (1859 m), Monte Vermicano (1948 m), Monte Monna (1951 m), Monte Fanfilli (1952 m) e Monte Rotonaria (1753 m); poi le cime più alte: Monte Ginepro (2004 m), Monte Passeggio (2064 m), Pizzo Deta (2041 m) precedute dai Monti Maggiori condivisi tra Alatri, Collepardo e Veroli.

La Concattedrale

La Concattedrale di San Paolo è stata costruita prima dell’anno mille sopra il basamento in poligonale di un antico tempio. Del suo aspetto primitivo non rimane molto a causa dei grandi rifacimenti a cui la chiesa è andata soggetta nei secoli sedicesimo, diciassettesimo e, soprattutto, nel secolo diciottesimo. L’imponente facciata in pietra e laterizio è, infatti, del XVIII secolo.
Nella Concattedrale è conservata la statua del patrono della città, San Sisto I. Il prezioso volto d’argento fu disegnato da Ignazio Danti nel 1584.
San Sisto I fu il settimo papa della Chiesa cattolica e fu martirizzato sotto l’imperatore Adriano. Dieci secoli dopo la sua morte le sue spoglie vengono trasportate ad Alatri. Si racconta che le reliquie (i resti del suo corpo) furono trasportate a dorso di una mula che ostinatamente, anziché proseguire il suo percorso verso Alife, dove era diretta, deviò verso Alatri fermandosi solo davanti alla Cattedrale. Da quell’anno sono custodite dentro l’antica urna di piombo ai piedi della statua.

La Garofanina spaccasassi

Le mura dell’Acropoli sono un habitat straordinario per tantissimi organismi che riescono a vivere fra le crepe e le fessure dei blocchi di pietra quasi in assenza di suolo. Le mura che in alcuni tratti poggiano direttamente sulla roccia affiorante possono presentare zone molto umide, a causa di infiltrazioni d’acqua o condensazioni, e zone esposte al sole, che possono essere molto calde e secche.
Una delle piante legate all’habitat roccioso è la Garofanina spacasassi (Petrorhagia saxifraga).
Come si capisce già dal nome, è una pianta veramente tosta! Le sue radici si insinuano tra le piccole fessure della roccia e sono capaci di romperla! Quando è in fiore questa pianta sembra l’esplosione di un fuoco d’artificio perché i piccoli fiori, che ricordano quelli del garafono selvatico, sbocciano alle estremità di gambi lunghi e sottili.

Testi a cura di Luisa Montoni